Elisabetta Bibliotecaria Binaria
E' inappropriato parlare ai burocrati di cultura. Chiedere loro un interesse diretto, anche umano. Come discutere con Madre Teresa dei diritti d'autore nel cinema porno. Io ci provo. Sabato 28 novembre, a Bologna, alla biblioteca Ginzburg. Ho un appuntamento con la direttrice. E' minuscola,... Scopri di più
La S.A.I. Lunga
Anche quest'anno. Vado alla SAI di Modena e rifiutano la carta di credito. Sarà così per sempre. E' una certezza. Più che una legge fisica un chiodo. Che speriamo non tolgano proprio ora. Perchè questa arretratezza è oro. Può diventarlo. Costruendoci attorno un brand. Partendo dal logo. Che può... Scopri di più
Repubblica dell'Omertà
Leggo il Venerdì di Repubblica del 15 gennaio. Un articolo di Simone Porrovecchio. Su un progetto imponente, in Giordania, per rimpinguare il Mar Morto. Grazie all' energia di una nuova centrale nucleare. Che dovrebbe anche dissalare acqua marina e trasportarla ad Amman. Che, di suo, è arida e... Scopri di più
Quello che al Ginzburg non ci dicono
Romano Prodi ha parlato di lavoro. Brevemente, su "Repubblica" del 28 settembre. In pratica dicendo questo. Oggi il mercato del lavoro è una piramide. Domani, di questa piramide, resterà la cima e la base. Con la parte centrale quasi sparita. L' intelligenza artificiale è questa. O meglio, la sua... Scopri di più
Marx - McAfee: prove di dialogo
Vuoi tenere il tuo privato privato. Ti chiamo ElleCi, nome di fantasia. Dico solo che sei un intellettuale marxista, fuggito a stento da una dittatura. Vivi a Bologna. Hai accettato di parlarmi in questo bar. Di "fine del lavoro" e "salario sociale", tra l' altro. Non è da tutti. Abbiamo parlato... Scopri di più
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Mercoledì, 27 Gennaio 2016 15:41

La S.A.I. Lunga

Anche quest'anno. Vado alla SAI di Modena e rifiutano la carta di credito. Sarà così per sempre. E' una certezza. Più che una legge fisica un chiodo. Che speriamo non tolgano proprio ora. Perchè questa arretratezza è oro. Può diventarlo. Costruendoci attorno un brand. Partendo dal logo. Che può essere il dinosauro, ispirato dal coccodrillo della Lacoste. Proseguendo con le sedi. Che possono camuffarsi da parco a tema. Bastano la cartapesta e i faretti. Ogni ufficio sembrerà una grotta. Consigliate le giacche tigrate. Più cautela con il tanga leopardato. Che andrebbe valutato caso per caso. E la SAI diventerebbe riconoscibile. Più di Disneyland. Altro che bitcoins! Tra un anno saranno come Testimoni di Geova. Tra due come mormoni. Fra tre come gli Amish.

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Domenica, 24 Gennaio 2016 14:03

Elon Musk

Grandi cose promette il 2016 per l'auto. Dopo cambiamenti di facciata e polvere. Due quelle fondamentali: la guida autonoma e il motore elettrico. E' del 13 Gennaio l'annuncio di Obama. Uno stanziamento pubblico di quattro miliardi di dollari. Che danno un segnale: la politica c'è. Poi, il motore elettrico. Sinonimo di Elon Musk e della sua "auto Tesla". Un cavallo di Troia che arriva dal futuro. Non per entrare nel mercato ma per trasformarlo. Come fu per i trattori nel 1950. Quando i pregi sui cavalli superarono i difetti. E i cavalli sparirono. Senza incentivi, un effetto domino dal basso. E la Tesla, oggi, è così. Si carica in casa. L'autonomia supera i quattrocento chilometri. Non ha quasi manutenzione, e vita quasi illimitata. Si compra on line, abolendo i concessionari. Poi: i brevetti Tesla sono resi "open source". E l'America è coperta di stazioni di ricarica Tesla. Che aumenteranno. Gratis per i proprietari, per sempre. Accessibili a tutti. Chi ha fretta fa il cambio batteria. Grazie a un robot, in un minuto. Per circa ottanta dollari. Batterie delle quali Tesla diventerà produttrice. In una fabbrica che raddoppierà la produzione mondiale. Da sola. E con tutto questo Elon Musk non è un industriale. Piuttosto un visionario. Che accelera un futuro che, dice, avverrà con la Tesla o senza. Perchè i trattori vincono sui cavalli. Una BMW elettrica è come un nuovo telefonino. La Tesla è il primo Iphone. E l'auto tradizionale farà una scelta. Seguire la Samsung e prosperare, o la Nokia e sparire. Questa la visione. Poi: i petrolieri che faranno? Diventaranno filosofi?

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(Una cronaca immaginaria... Non è come quella vera, è meglio)

Sorprendente incontro sulla sharing economy.

Fin dalla presentazione. L'ha fatta la fiammeggiante Benedetta Brighenti. Ha parlato di Uber. Che minaccia i tassisti e crea posti di lavoro. Abbassando il costo dei trasporti. Come far pagare a Uber le tasse? Difendere i suoi lavoratori? Indennizzare i tassisti? La politica è capace di farlo? Lo vuole?

 

Poi, Christian Iaione. Ha paragonato la sharing economy a un tessuto scozzese. Dove le righe si intersecano ma non confondono. Le ha nominate: open source, volontariato, economia di sussistenza di Jerome Lanier. Sempre rivolgendosi a uno spettatore immaginario. Di dodici anni. Un segnale preciso. Diceva Ezra Pound: "L'incompetenza si manifesta con l'uso di troppe parole."

 

Infine Anna Ferri. Precisa, pallida, bella. Ha curato un gruppo di ascolto, commentando le email migliori. Una diceva: "La sharing economy pesta i piedi di molti. Non solo dei tassisti. E' un ponte verso il futuro. Ci sarà un prezzo da pagare. Fino a che punto difenderla? La capiamo la posta in gioco?".

 

Già, la capiamo?

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Martedì, 12 Maggio 2015 13:00

La rissa ad occhi chiusi

Sono rimaste fuori cose grosse. Come l'economia open source, la rifondazione del lavoro, del welfare, del tempo libero. Ma alla fine l'incontro c'è stato. Quello sulla intelligenza artificiale, al Ginzburg di Modena. Per il Globalpub una prima volta assoluta. Buona. Peccato non aver parlato di Martin Ford, il guru della Silicon Valley. E' uscito il suo libro il cinque Maggio. Tanto chiaro da sembrare scolpito... Dovrebbe essere lettura obbligata per i "5 stelle". Per "inquadrare" il salario sociale. Che fuori contesto suona come "la luna nel pozzo". E proprio oggi, 8 Maggio, Repubblica parla del Boom dei robot in Cina. Impressionante. Non poteva esserci, non c'è stato, non ci sarà l'incontro tra Donato Pivanti e Federico Pistono. O meglio, c'è stato nella mia fantasia. Uno scontro. Pistono che accusa Pivanti di fare lo struzzo. Di negare l'evidenza della fine del lavoro. Per interesse di bottega. Di essere un ipocrita, un cinico, un mascherone. Pivanti dice a Pistono che è un fighetto ossigenato, che non ha mai visto una fabbrica. Che è facile sembrare furbi da New Tork, dove abita. Vada piuttosto ai cancelli della Indesit, a parlare con i licenziati...

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Mercoledì, 22 Aprile 2015 14:58

La Cina Vicina

Ci arrivo grazie a un Twitt di Martin Ford, scrittore. E' un articolo sul blog di Bloomberg, del 9 Aprile 2015. Lo scrive un certo Adam Minter. Parla di un segreto di Pulcinella: il Boom di robot in Cina. Dove, senza rumore, il 2014 ha visto due cose. Un aumento del 54% delle vendite di robot industriali. Poi, una dichiarazione del governatore del Guangdong, cuore dell' economia cinese. Prevede che l'80 % dell' industria sarà automatizzato. Entro il 2020. Si farà un programma speciale di sussidi. Di tre anni. Solo per gli industriali che acquistano robot. E per gli operai? Ci si affida a cose vaghe...  Alla crescita, ancora sul 7%. Alle province minori, per rilanciare le industrie minori. Le uniche che assumono, con livelli di sfruttamento inumani. Una pezza qui e una là... Fino a un minuto prima dello strappo. Proprio in Cina. Non c'è una ironia amara, in questo?

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Mercoledì, 07 Gennaio 2015 14:50

Marx 2.0

Sul Venerdì di Repubblica del 21 novembre mi ha colpito una lettera. E' nella rubrica di Michele Serra, parla di capitalismo e sue alternative, è firmata "Domenico Pirisi". "Le piramidi senza schiavi non le avrebbero fatte", dice l'ultima frase. Gli schiavi, allora, erano al centro dell'economia, indispensabili. Gli operai, oggi, sono ancora indispensabili, non più centrali, in procinto di essere superflui: ecco il punto. Il lavoro, manuale e non, non è più risorsa, è ferro vecchio: non tutto, la fetta grossa. Serve quello che serve all' automazione, basta. Il resto è nicchia. Non è una novità. Non è neanche un'opinione, è una scuola di pensiero. Quasi una buona previsione meteo, che ogni nuovo dato sulla disoccupazione conferma. E che non riceve smentite aperte. A ogni livello: nel New York Times come nel Globalpub. Facile fare dell'ironia sul lettore Pirisi. Immaginando la sua libreria così piena di Marx e così vuota di McAfee e gli altri. Marx è la lente perfetta di ieri. Che non mette più a fuoco e va cambiata. Ce ne sono di ottime, in attesa del tipo Marx 2.0. Che darà la visione più ampia. Mantenendo le promesse fatte da Marx 1.0 e in parte tradite dal socialismo. L'utopia oggi si tocca con un dito.

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Lunedì, 29 Settembre 2014 13:41

Microeconomia su ruote

Sembra un brano di Madonna, una "cover", trovata chissà dove e rifatta. A un volume che più alto non si può. Parte di una "compilation" teoricamente in vendita. Poi ci sono le luci. A Led, di colori più che accesi, lampeggianti e non. Tra l'albero di Natale e la discoteca. Invece siamo sull'autobus, dopo il tramonto. Ad Acapulco. Due ore fa, qui, ci poteva essere di tutto. Cantautori, poeti, erboristi dalle pozioni magiche. E poi venditori, certo. Di bevande, frutti, dolci. Agili come gatti. Una microeconomia su ruote. In realtà estesa fuori e grande. Studiata pochissimo. Tra questi Loretta Napoleoni e una inchiesta di "Wired". Non esattamente "open source" e mai troppo lontana da essa. Si entra dall'autobus come si esce: con il cenno di una mano. In ogni punto del tragitto, come su un taxi. Pagando con quello che si ha. Direttamente all'autista, che dà il resto con una specie di pallottoliere. Di meglio c'è solo Hong Kong (che io sappia). Un biglietto per tutto: metro, bus e traghetti. Una mini carta di credito, usa e getta, ricaricabile. Già nel 2000. Bologna invece....Un solo dettaglio, per capirci. Hanno diviso la città in zone, ognuna con un biglietto diverso. E dopo una certa ora... stop! Nessun collegamento tra Bologna e Parma. Neanche una navetta all'ora. Acapulco e Hong Kong sono lontanissime. Nello spirito prima che nella geografia.

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Martedì, 15 Luglio 2014 14:13

Chiamatela Patrizia

Ha ottocentotrenta pagine, è appassionato e lieve, si chiama "Mappa Mundi". E' il nuovo libro di Domenico De Masi. Parla di quello di cui parliamo: il mondo che volta pagina. Come un tredicenne, dal corpo adulto e la mente bambina. Una tecnologia che galoppa e il resto arranca. Quasi un tavolo a tre gambe. Che simboleggiano tecnologia, cultura e politica. E noi sul piano. E rischiamo di cadere perchè politica e cultura sono più corte... Poche le eccezioni. Per esempio "Repubblica". Un suo articolo del 14 luglio, di Maurizio Ricci. Riporta dichiarazioni di Larry Page, co-fondatore di Google. Che riprendono le dichiarazioni di Bill Gates etc... Riassumibili in: siamo entrati nella economia nuova, condannarla non serve. Bisogna capirla. Poi ognuno faccia la sua parte. I sindacati, per esempio, rompendo un tabù: il salario sociale, minimo e garantito. Proposto non da mia zia ma da Paul Krugman, premio Nobel dell'economia. Al quale Domenico De Masi si oppone ferocemente. Una contrarietà che pesa e fa riflettere. Per finire una notizia, sul Venerdì di Repubblica del 4 luglio. L'acquisto sciagurato dei caccia F35. Un quasi certo spreco di mille miliardi pubblici. Che il ministro della difesa, secondo Curzio Maltese, giustifica così: ci sono 1000 posti di lavoro da proteggere. Alla modica cifra di un milione e mezzo l'uno. Meglio di un salario sociale a vita? Perchè? Scommettiamo che non scoppierà nessuno scandalo? Che sarà tutto insabbiato? Se vi disturba chiamarla censura. Chiamatela Patrizia.

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Martedì, 01 Luglio 2014 13:44

Chi difende i nuovi diritti?

Due eventi, contemporanei o quasi. Un discorso ufficiale alla Casa Bianca, a Washington. Di uno dei due autori di "The second machine age", su invito di Obama. Poi, la presentazione del libro "Ripartire dal lavoro", alla "Libreria delle Moline", il 19 giugno a Bologna. Il tema è comune: quello che sta succedendo alla economia. Lo svolgimento no. Da una parte l'opinione corrente nella Silicon Valley, dall' altra quella del "Centro studi Ires". Con: Davide Dazzi, Cesare Minghini, Fausto Anderlini e Cesare Melloni. Visualizzabili come: un capogruppo di "Avventure nel mondo", un direttore di filiale della banca accanto, il gestore di una taverna greca, un coltivatore diretto transgenico. Minghini potrebbe gestire una rissa a bassa intensità energetica. Con turpiloquio, bestemmietta, primo portacenere che vola. Poi può subentrare Anderlini. Fino al lancio degli estintori, armi da taglio escluse. Il libro verte su una domanda del tipo: "meglio malati e brutti o sani e belli?". Condensabile in: "Vi piacerebbe discutere i cambiamenti che vi riguardano?". Tradotto in questionario, distibuito a 4000 operai. A risposta scontata. Uno zabaione di solo albume. Obama non mette a fuoco la soluzione (ma il messaggio è: cerchiamola), l'IRES non mette a fuoco il problema. Per voluta cecità? Per calcolo? Per cosa? Si possono disinventare le invenzioni? Chi difende i nuovi diritti, se nessuno vuole vederli? Mia zia? Quella di Gallino? La vostra?

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Lunedì, 19 Maggio 2014 13:30

Criceti bugiardi

Faccio un passo indietro. Parto da un articolo di Repubblica, che riassumo così. Immaginiamo una classe di trenta bambini. Dodici faranno lavori sottopagati. Tre saranno strapagati. Gli altri non avranno un solo giorno di lavoro. In tutta la vita. E' lo schema della nuova economia. Bill Gates, su Repubblica, accenna a questo. Volevamo spiegare il libro di chi lo spiega. Perchè non è una pura disgrazia ma una cosa nuova? Direttrice, lo scopra, faccia come noi. Legga "The second machine age". Poi, magari, lo traduca dall'inglese. Lo adatti a un pubblico medio. Insomma: l'incontro pubblico lo faccia lei. Vede molti altri temi così importanti? A parte il riscaldamento globale e le crisi umanitarie? Tanto lo so che non è un criceto. L'ho scoperto nella sua lettera, quando dice che mi ha chiesto link, riferimenti e un progetto. E' una bugia, e i criceti non le dicono. E' vero il contrario. Ho mandato queste cose e la mail è caduta nel vuoto. Quella che confonde è la curiosità intellettuale. Identica per lei e per il criceto... o forse no?

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