Tu chiamale se vuoi... frustazioni. Ma di un tipo speciale. Pubbliche, politiche. Finestre aperte su qualcosa, mai fini a se stesse...
Anche quest'anno. Vado alla SAI di Modena e rifiutano la carta di credito. Sarà così per sempre. E' una certezza. Più che una legge fisica un chiodo. Che speriamo non tolgano proprio ora. Perchè questa arretratezza è oro. Può diventarlo. Costruendoci attorno un brand. Partendo dal logo. Che può essere il dinosauro, ispirato dal coccodrillo della Lacoste. Proseguendo con le sedi. Che possono camuffarsi da parco a tema. Bastano la cartapesta e i faretti. Ogni ufficio sembrerà una grotta. Consigliate le giacche tigrate. Più cautela con il tanga leopardato. Che andrebbe valutato caso per caso. E la SAI diventerebbe riconoscibile. Più di Disneyland. Altro che bitcoins! Tra un anno saranno come Testimoni di Geova. Tra due come mormoni. Fra tre come gli Amish.
Leggo il Venerdì di Repubblica del 15 gennaio. Un articolo di Simone Porrovecchio. Su un progetto imponente, in Giordania, per rimpinguare il Mar Morto. Grazie all' energia di una nuova centrale nucleare. Che dovrebbe anche dissalare acqua marina e trasportarla ad Amman. Che, di suo, è arida e povera. E ha milioni di profughi dalla Siria. Ma perchè non dire anche questo? Perchè il nucleare è buono solo quando è "cattivo". Per fare i titoli. Quando è normale sparisce. Più dei piccioni del mago Silvan... L'autocensura non è arte ma a guardarla è uno spettacolo. Sarà anche uno sport? Magari di squadra: la redazione di Repubblica contro quella della Stampa? O di Report, di Rai Tre? O contro gli ex-democristiani? O i giornalisti della Corea del Nord?
Esemplare Ilaria Venuti, su Repubblica Sera, del 18 gennaio. Con l'intervista "inginocchiata" al verde Angelo Bonelli. Che rifiuta le trivellazioni alle Tremiti. E fa bene. Ma poi dice che l'innovazione sono le rinnovabili. Come dire: aboliamo i trattori e rifacciamo le stalle. Con i soldi pubblici, si capisce. Creando lavoro "verde". Ma perchè i trattori non possono progredire? E invece i cavalli sì? E dalle parti della Silicon Valley? Sicuri che non dicono niente? Poi, la botta. Non una parola sullo scandalo delle nuove centrali a carbone. Il record beffardo nel 2014, proprio nella Germania "verde". Sputtanata non da Repubblica ma dalla BBC. Una omertà 2.0? Di kevlar? Di grafene?
Romano Prodi ha parlato di lavoro. Brevemente, su "Repubblica" del 28 settembre. In pratica dicendo questo. Oggi il mercato del lavoro è una piramide. Domani, di questa piramide, resterà la cima e la base. Con la parte centrale quasi sparita. L' intelligenza artificiale è questa. O meglio, la sua parte buia. Che si aggiunge a una parte abbagliante ma che c'è. Parlarne in Italia è quasi un tabù. Anche se ci si chiama Prodi. Il suo appello a occuparcene finirà come quello simile di Bill Gates: nel vuoto. Il circolo Ginzburg, sull'intelligenza artificiale, mi aveva promesso un secondo incontro, a sorpresa. Poi lo hanno cancellato ma... chi sono io per criticare il "Ginzburg"? E se Tatiana ne sapesse una più del New York Times? E Vittoria due più di Obama? E se, al contrario, Prodi fosse un ragazzo in crisi? Passato non dalla coca all'eroina, ma dal lambrusco alla grappa? Primo, sì, ma non della classe: del programma di recupero di alcolisti anonimi? Se io immergo la testa fino alla spalla, il Ginzburg farà sparire il problema fino alla radice?
Vuoi tenere il tuo privato privato. Ti chiamo ElleCi, nome di fantasia. Dico solo che sei un intellettuale marxista, fuggito a stento da una dittatura. Vivi a Bologna. Hai accettato di parlarmi in questo bar. Di "fine del lavoro" e "salario sociale", tra l' altro. Non è da tutti. Abbiamo parlato della tua storia. Della clandestinità che le dittature impongono... che mi hai descritto, e hai vissuto, come una professione. Molto difficile, con un costo personale alto. Presto, molto presto, tutto questo sarà impossibile. Internet è piena di noi. Delle tracce della nostra vita, incancellabili. Si sa. Meno conosciute le tracce disparate. Raccoglibili da: telecamere pubbliche, scontrini del supermercato, autostrade, contatti con ospedali e medici, etc. Dieci anni fa l'informazione su di noi era come un dossier in un cassetto. Limitato, ordinato, finito. Oggi è come una montagna. Caotica, immensa, aperta. L'intelligenza artificiale la metterà in ordine. A costo vicino allo zero. La clandestinità non ci potrà essere perchè non ci potrà essere privatezza. Per chi usa internet ma anche per chi la ignora o la odia. Ecco, ElleCi, ti ho detto questo. La troppa carne al fuoco l' hai messa tu. (Cosa c' entra la repressione politica, il consumismo, lo sciopero del personale del Colosseo?). Non è la stessa zuppa: è una svolta epocale. Se non si capisce questo è un guaio. Perchè i marxisti hanno tante risposte e così poche domande? (Possiamo riparlarne?)
La Silicon Valley sfida il mondo? Modena risponde: con la "post-logica". Funziona così. Pensate ai laghetti Curiel, sul fiume Secchia. A soli dieci chilometri, a Campogalliano. Andate sul sito del comune. Cercate "Modena-Campogalliano" tra le piste ciclabili. La cliccate e... la "post-logica" appare! C'è la descrizione dell'itinerario. Ma non svolte, distanze, avvisi. No. Solo tre punti nel percorso, con la loro altezza sul livello del mare. Fondamentale nell'impervia Pianura Padana. Una logica superiore. Ma... si estenderà fuori dal virtuale? Nella ciclabile? Per fortuna sì. Mi dirigo a San Cataldo, all'uscita della città. Una zona banale. Per fortuna ci sono gli urbanisti. Un cavalcavia ben attorcigliato ed ecco: Sembra Los Angeles. Arrivo a Ponte Alto, al fiume. Affiancato ai lati da due sentieri. Impossibile sbagliare... Prendo quello di destra. Tutto post-logico. Erbacce senza risparmio, un ragionevole degrado. E un chilometro più in là colpo di scena. La pista non finisce, l'asfalto sì. E davanti erba a livello amazzonico. Un capolavoro della "post-logica". Ed è bastato nascondere le indicazioni. Peccato non poterle mettere direttamente sbagliate. Peccato non fare un passo in più: promuovere finalmente la ruota quadrata.
Interessante il titolo: "Ma la nuova era, in Giappone, è già cominciata". E' un articolo di Fabio Orecchini, su Repubblica del 12 giugno. E' successo questo. Come in Germania, è bastato chiudere le centrali nucleari e il miracolo delle rinnovabili si è ripetuto. Come per il sangue di San Gennaro. Il Giappone, privo di risorse, è diventato "sostenibile". Con una tecno-ciliegina sulla torta: La "Toyota Mirai", nuova auto all' idrogeno, venduta in 1500 esemplari. Tutto bene, quindi? Un "mulino bianco" energetico, con l'aggiunta di idrogeno? Non del tutto. Diciamo che è come una palma, sul depliant dell'agenzia di viaggi. Dietro, nascosto con cura, c'è il condominio di venti piani. Pieno di gas e carbone, per produrre idrogeno. Che in altri modi sarebbe proibitivo. Per farla corta: non è una nuova era, è un depliant. Che inquadra la palma a modo suo. Non una truffa: una cosa onesta con l'aiutino.
Leggo un articolo su "Il Fatto Quotidiano", del 12 Gennaio 2014, di M. Meggiolaro. Poi cose recenti sulla BBC e su siti specializzati. Tutti sulla Germania, paladina delle rinnovabili, dopo l'addio al nucleare. Fa venire in mente un poster. Con un grande campo di pannelli solari. Quasi girasoli di silicio. Nell'angolo un cestino da picnic. Si deve spostare la tovaglia a fiori e posarci carbone. Almeno venti milioni di tonnellate. Ogni anno, si intende. Per le almeno dieci nuove centrali a carbone. E pazienza per le emissioni. Aumentate del 5% anzichè diminuire. La Germania "verde" è questa. Campo più cestino... Meno trionfale. Evidente per quello che è: una presa in giro. Non ho notato, su questo, inchieste di "Report". O articoli di Antonio Cianciullo, su "Repubblica"... O clamorose proteste di Greenpeace. Sarà distrazione mia? Anche Milena Gabanelli, come distrazione.... E pure quella di "Repubblica", Patrizia Feletig...
[continua]...
C'è la puntata di fine maggio di "Report". Su Rai 3. Parla dell'Arabia Saudita. Del suo futuro oltre il petrolio, come protagonista delle rinnovabili. Quasi lastricando il deserto di pannelli. Fa vedere Masdar, città vetrina. Disegnata da Foster, a impatto zero. Una grande invenzione. Non urbana, pubblicitaria. Nella realtà piccola e scomoda. Non autosufficiente replicabile poco. Non a Dubai. O forse sì a patto che all'acqua potabile ci pensi Foster. Ricavandola dal mare con il fotovoltaico. Più concreti sono i sedici impianti nucleari, in Arabia. Che si aggiungono ai quattro di Dubai. Che saranno finiti entro quindici anni, e che Milena non ha notato. E porteranno, nei rispettivi paesi, la quasi autosufficienza energetica. Milena, perché ignorarlo? Forse perché la fobia del nucleare conviene a tutti? A cominciare da Greenpeace? Fa vendere giornali,prendere voti etc. Essere pro o contro il nucleare è come essere pro o contro l'aviazione. Lo diceva Margherita Hack.
Milena, perchè nasconderlo sotto il tappeto?
[continua...]
Leggo con curiosità: "Sindacato: dove sei?". Una intervista di Anna Ferri all'ex segretario della CGIL di Modena. Su "Converso", magazine on-line del 17 marzo. Donato Pivanti, questo il suo nome, mi ricorda un amministratore di condominio. Bravissimo, il tipo che capisce le clausole dei contratti. Che tutti vorremmo avere. Che però non vede una frana, che passa sotto l'edificio. Che porterà via tutto. Forse la vede ma la ignora. Frana che, fuori metafora, è la nascente economia post-industriale. E qui mi viene in mente Federico Pistono. Conosciuto da quattro gatti qui, esperto di fama mondiale all'estero. Al punto da essere intervistato da "Analysis", programma di approfondimento di BBC4. In un mondo perfetto si parlerebbero, lui e il sindacalista. Pistono guadagnerebbe in concretezza, Pivanti in lungimiranza. E qui arrivo al punto. Il problema del sindacato è la visione complessiva. Non vedere, e non guardare, oltre la siepe del condominio. Chi parla male già pensa male. Il problema è la chiarezza. Avercela. Il resto viene da solo e dopo. Davvero non si possono avere, assieme, chiarezza e concretezza?