Anche quest'anno. Vado alla SAI di Modena e rifiutano la carta di credito. Sarà così per sempre. E' una certezza. Più che una legge fisica un chiodo. Che speriamo non tolgano proprio ora. Perchè questa arretratezza è oro. Può diventarlo. Costruendoci attorno un brand. Partendo dal logo. Che può essere il dinosauro, ispirato dal coccodrillo della Lacoste. Proseguendo con le sedi. Che possono camuffarsi da parco a tema. Bastano la cartapesta e i faretti. Ogni ufficio sembrerà una grotta. Consigliate le giacche tigrate. Più cautela con il tanga leopardato. Che andrebbe valutato caso per caso. E la SAI diventerebbe riconoscibile. Più di Disneyland. Altro che bitcoins! Tra un anno saranno come Testimoni di Geova. Tra due come mormoni. Fra tre come gli Amish.
Agosto 2014. Una cosa da niente. Prendere una nuova Postepay, che mi serve. Sto per andare in Messico. C'è un ufficio postale aperto, in via Mar Mediterraneo (a Modena). Ci vado. Immagindo un modulo e un paio di firme. Ho un conto Bancoposta. Come dire: i miei dati archiviati, nell'armadione digitale. O no? L'impiegata mette le mani avanti: "E' una cosa lunga.". Arriva il modulo. Lo firmo e si moltiplica. Assieme alle domande. "Ho il codice fiscale? Non quello di plastica, quello di carta?"."Che lavoro faccio?"."Sono iscritto a un albo professionale?". Passeranno, in totale, trentatre assurdi minuti. Qualcuno, fra i presenti, dice che tutto è cambiato un mese fa. Peggiorando. Per la decisione di chi? A proposito: un PIN smarrito resta sempre un numero, giusto? Perchè non ci può arrivare con un SMS? Magari a un ufficio postale, identificandoci e firmando? La pur giurassica Feltrinelli è più veloce. Sette giorni lavorativi contro i dieci delle poste. E i libri, con un SMS, non arrivano. La Postepay è un asciugamano sporco nel bagno di un grande ristorante. Dice delle cose. Non belle. Perchè i casi sono due: ami il tuo lavoro, e curi ogni particolare. O non lo ami, e ogni dettaglio parla male di te. Davvero, se il lavoro è fatto così, meglio l'assenteismo. Non "l'ozio creativo" di Domenico De Masi, che richiede mezzi mentali. L'ozio e basta.