Si dice che Aristotele detestasse la tecnica. 'Perchè inventare cose nuove quando abbiamo tutto?'. Come esempio di felicità perfetta citava Socrate. Felice coi suoi soli pensieri. Seduto da solo all'ombra di un albero. Aristotele dimenticava una cosa. La civiltà greca era un miracolo ma non per tutti. Era riservata a 40.000 aristocratici. Che vivevano sul lavoro di 300.000 schiavi. Nessuna tecnologia è superiore a uno schiavo. Lo diceva, anni fa, il sociologo Domenico De Masi. Nel 2020 (per fortuna) questo non è più vero. Secondo Time 2.0 sono successe due cose. L'intelligenza artificiale degli androidi ha continuato a raddoppiare. Parallelamente è diventato sempre più facile 'parlare' con loro. Un robot del 2000 costava circa 100.000 dollari. Programmarlo costava circa 400.000 dollari. Solo gli ingegneri potevano farlo. Baxter, del 2012, fu il primo robot per il grande pubblico. Costava 22.000 dollari. Programmabile da chiunque con i gesti, gratis. L'androide Ino è venduto a peso e capisce i comandi vocali. Morale: gli androidi non sono l'equivalente dei lavoratori tradizionali. Quelli sono i robot. Sono gli equivalenti degli schiavi. Come vedremo in un fotomontaggio di Bamil all'ombra di un albero. Una raffinata semplicità zen. Possibile grazie agli androidi. Che erediteranno la fatica fisica oggi inflitta alle persone. Un Socrate 2.0