Mi torna in mente il 1997. Avevo il computer da tre anni. Ero appassionato di Wired. C'era già l'home banking online. Sul quale era scoppiata una moda scema: il trading. In pratica: tutti potevano comprare e vendere azioni, sul Nasdaq. Direttamente da casa,senza intermediari. Una rivoluzione. Poi, un broker ebbe una idea. La spiego con un esempio. Avete, poniamo, un milione di dollari. Volete investirli. La via "normale" è: telefonate alla banca. Prendete appuntamento. Un banchiere vi riceve e vi fa anche il caffè. Non gratis. Vi può costare, poniamo, mille dollari per un'ora. Poi succede questo: lo stesso banchiere ricicla questo lavoro. Ne ricava una mail di consigli: compra questo e quello. Aggiornandola: vendi subito questo, compra più dell'altro. A voi, queste mail interessano. Avete mille dollari, non per un'ora in tutto. Che fate? Vi abbonate. Per esempio, poniamo, cinquanta dollari all'anno. Conviene a tutti. Per primo al banchiere. Prende solo cinquanta dollari in un'ora ma da 5000 persone. Poco dopo dà il via a una community. Fatta dai suoi abbonati, che in pratica fanno un gioco di ruolo. Chi consiglia meglio e investe meglio vince. Su portafogli virtuali e non. E' una rivelazione. Quasi open source puro. Tutti ad armi pari. Il broker di Wall Street, il transessuale, il meccanico, la puttana, il matto. Una comunità virtuale ma calda. Che ancora rimpiango... questo nel 1997, circa. Nel 2006 Time fa la copertina sul WEB 2.0. Cioè su tutto questo. Time non anticipa mai: notifica. Mette il timbro ufficiale.